I pronomi

Il pronome è una parte variabile del discorso che sostituisce un elemento della frase. Tale elemento può essere:

  • Un nome (per esempio: come prendi il caffè? – lo prendo macchiato, grazie).
  • Un predicato verbale (per esempio: ti ho aiutato e l’ho fatto perché sono tuo amico).
  • Una proposizione (per esempio: come si chiama la nuova fidanzata di Giovanni? – non lo so).

In tutti e tre i casi, lo è un pronome che sostituisce un elemento diverso della frase (la parte sottolineata).

Dal punto di vista della sua funzione, il pronome può anticipare o richiamare qualcosa che è stato già menzionato (funzione anaforica) o che verrà menzionato successivamente (funzione cataforica); può inoltre designare elementi del discorso sottintesi e/o non espressamente indicati. In quest’ultimo caso, è importante fare riferimento al contesto, reale o linguistico.

Esistono varie categorie di pronomi: 

 Esempi:
Personali io, te, si, la, glielo… 
Relativi che, cui, il quale…
Possessivi mio, tuo, suo…
Dimostrativi questo, quella, stesso, ciò…
Indefiniti ciascuno, alcuna, qualcuno…
Esclamativi che!
Interrogativi chi?
Numerali tre, dieci, prima…
Qualificativi la nuova, la bionda, il grande…

Di seguito verranno analizzati nel dettaglio tutti i tipi di pronome, con riferimento al loro utilizzo, alla loro forma e alla loro funzione. Alcuni pronomi (per esempio quelli dimostrativi, indefiniti, numerali, esclamativi, interrogativi e qualificativi) condividono le stesse forme degli aggettivi corrispondenti. In questi casi, è bene ricordare che l’aggettivo accompagna sempre il nome (o lo esprime attraverso la forma sostantivata) mentre il pronome lo sostituisce.

Pronomi personali

I pronomi personali indicano la persona, cosa o nozione coinvolti nel discorso. È bene fare una prima distinzione dei pronomi personali in:

  • Pronomi personali soggetto, che svolgono la funzione di soggetto all’interno della frase.
  • Pronomi personali complemento, che svolgono la funzione di complemento, diretto o indiretto, all’interno della frase.
  • Pronomi riflessivi, usati per esprimere il complemento oggetto di una frase che ne è anche il soggetto.

Pronomi personali soggetto

I pronomi personali soggetto sono i seguenti:

1a pers. sing.io
2a pers. sing.tu
3a pers. sing.lui (egli, esso) – lei (ella, essa)
1a pers. plur.noi
2a pers. plur.voi
3a pers. plur.loro (essi – esse)

Le uniche persone variabili per genere sono la terza singolare e la terza plurale. Tutte le altre persone rimangono invariate.

I pronomi “egli, ella, esso, essa, essi, esse” sono ormai utilizzati soltanto in testi estremamente formali. Nella comunicazione quotidiana, si tende a preferire i pronomi “lui, lei, loro” come soggetti.

Il pronome lei e, meno frequentemente, i pronomi voi e loro possono anche essere usati come forma di cortesia. Nello scritto, ciò va indicato con la lettera maiuscola. 

Esempio: buongiorno Signora, e Lei come sta?

Nella lingua italiana, l’espressione del pronome personale soggetto è quasi sempre facoltativa e non obbligatoria. Si esprime il pronome solo in espressioni enfatiche oppure per evitare ambiguità o fraintendimenti, o in generale quando il contesto lo richiede.

Esempi: 

Siamo tornati a casa alle dieci ma io volevo rimanere là ancora per un po’.

Io esco tra due minuti. Tu resti qua?

Ha fatto paracadutismo? Lui? Non ci credo!

Credo che tu abbia ragione.

Voi siete pazzi!

Pronomi personali complemento

I pronomi personali complemento possono avere la funzione di:

  • Complemento oggetto (in questo caso, parliamo di pronomi diretti).

Esempi: portami (porta me) a ballare! – mi porti a ballare? 

  • Complemento di termine (in questo caso, parliamo di pronomi indiretti).

Esempi: dimmi (di’ a me) la verità. – mi dici la verità?

  • Altri complementi, spesso introdotti da una preposizione semplice.

Esempi: 

Vieni al cinema con noi?

Parlami di te.

Per me va bene.

Ho comprato delle fragole. Ne vuoi un po’?

Di seguito vengono illustrate le forme dei pronomi diretti (con funzione di oggetto) e indiretti (che esprimono il complemento di termine).

Pronomi direttiPronomi indiretti
mi (me)mi (a me)
ti (te)ti (a te)
lo (lui), la (lei)gli (a lui), le (a lei)
ci (noi)ci (a noi)
vi (voi)vi (a voi)
li, le (loro)gli (a loro)

Come si può notare dalla tabella, i pronomi personali complemento possono avere due forme: la forma tonica (o forte), indicata tra parentesi, e la forma atona (o debole). L’uso della forma tonica è generalmente meno frequente e limitato a casi specifici. Nel caso di forma forte, l’accento cade su quel pronome e il pronome si trova dopo il verbo. Nel caso di forma debole invece, l’accento non cade sul pronome ma sull’azione e il pronome si trova prima del verbo.

Si preferisce quindi usare la forma tonica quando si vuole enfatizzare la persona (e non l’azione) a cui si riferisce il discorso, attirando l’attenzione di chi legge o ascolta. Negli altri casi, si predilige la forma atona.

Esempi: 

Cercano te (forma tonica)àsi vuole porre l’attenzione sulla persona.

Ti cercano (forma atona)à si vuole enfatizzare l’azione “cercare”. Il pronome dà alla frase un tono puramente informativo.

Inoltre, quando il pronome svolge la funzione di un qualsiasi altro complemento (non oggetto né di termine), è obbligatorio l’uso della forma forte.

Esempi: 

Ho una notizia per te.

Sono andato alla festa con loro.

Saremo da te in dieci minuti.

Attenzione! La forma tonica del pronome indiretto di terza persona plurale (gli) può essere resa anche con “loro”, che però va posposto al verbo, al contrario di “gli” che invece precede il verbo.

Esempio: Gli ho detto di venire da me alle sette e mezza. / Ho detto loro di venire da me alle sette e mezza.

Per rendere il discorso più conciso e fluido, spesso si fa uso della combinazione di pronomi diretti e indiretti, dando luogo ai cosiddetti pronomi doppi o pronomi combinati

I pronomi doppi sono formati da un pronome indiretto più un pronome diretto di terza persona, entrambi in forma atona.

Alcuni accorgimenti importanti:

  • La i del pronome indiretto della prima e seconda persona (singolare e plurale) si trasforma in una e (mià me, tià te, cià ce, vià ve). Quando vengono combinati con il pronome diretto, vengono sempre scritti separati (me lo, te la, ce li).
  • I pronomi indiretti di terza persona singolare e plurale (gli, le), quando combinati con un pronome diretto, vengono entrambi resi con gli e combinati con il pronome diretto in un’unica parola (glielo, gliela, glieli, gliele).
  • Il pronome partitivo ne, che indica una parte di un tutto (= “di qualcosa”) si combina con il pronome indiretto allo stesso modo, agendo come un pronome diretto di terza persona (te ne, me ne, gliene).

Di seguito viene mostrata la tabella con i pronomi doppi (o combinati):

 lolalilene
mime lome lame lime leme ne
tite lote late lite lete ne
gliglieloglielaglieliglielegliene
leglieloglielaglieliglielegliene
cice loce lace lice lece ne
vive love lave live leve ne
gliglieloglielaglieliglielegliene

Esempi:

Hai detto a Maria della festa di domani? – Glielo dico più tardi.

Ho un sacco di mele, ve ne do un po’!

Le chiavi di casa? Te le porto domani.

Dovevo dirti qualcosa ma non me lo ricordo più.

Pronomi riflessivi

I pronomi riflessivi vengono usati quando la persona che compie l’azione e quella che la subisce coincidono. L’azione espressa attraverso il pronome riflessivo, dunque, ricade sul soggetto che la compie. 

Di seguito, la tabella con i pronomi riflessivi:

1a pers. sing.mi
2a pers. sing.ti
3a pers. sing.si
1a pers. plur.ci
2a pers. plur.vi
3a pers. plur.si

Esempi:

Ogni mattina mi alzo alle sette.

A che ora ci incontriamo? 

Ti ricordi di me?

Esistono principalmente tre tipi di verbi che usano i pronomi personali riflessivi:

  • I verbi riflessivi propri: quando la persona che compie l’azione è la stessa della persona che la riceve.

Esempio: Giulio si sveglia presto per guardare l’alba. 

  • I verbi riflessivi impropri o apparenti: quando il soggetto non compie l’azione direttamente su se stesso ma su qualcosa che gli appartiene (come una parte del corpo).

Esempio: mi lavo sempre le mani prima di mangiare.

  • I verbi riflessivi reciproci: quando l’azione è svolta in maniera reciproca tra due o più soggetti. 

Esempio: Luca e Carla si abbracciano.

Altro pronome personale riflessivo, utilizzato per la terza persona singolare e plurale, è .

L’accento grafico serve a distinguerlo da “se” inteso come congiunzione. Secondo le regole classiche dell’ortografia, “sé” dovrebbe perdere l’accento quando è seguito da “medesimo” o da “stesso” dal momento che, in loro presenza, la natura grammaticale di “sé” è più chiara.

Esempio: Marco pensa solo a . / Marco pensa solo a se stesso

viene utilizzato sia come complemento oggetto sia come complemento indiretto preceduto da una preposizione.

Esempi:

Cristiano ascolta solo se stesso. (à complemento oggetto) 

Lucia era molto preoccupata e parlava tra sé e sé. (à complemento indiretto)

Pronomi relativi

I pronomi relativi sostituiscono un nome e mettono in relazione due frasi, unendole in una frase sola. Esistono quattro tipi di pronomi relativi: che, cui (invariabili), quale preceduto dall’articolo determinativo (variabile) e chi (invariabile). Di seguito vengono menzionate le funzioni di ognuno di essi:

  • Per sostituire un nome con la funzione di soggetto, si usa che, invariabile per genere e numero.

Esempi: 

Mi piace la canzone che ha vinto il festival.

Il professore che insegna fisica si chiama Enzo Rossi.

  • Per sostituire un nome che ha la funzione di oggetto, si usa ancora che.

Esempi: 

La signora che hai visto in segreteria è la nuova preside.

Il latte che ho comprato è scaduto.

  • Per sostituire un nome preceduto da una preposizione, si usa la preposizione + cui (invariabile) o quale nelle sue quattro forme (il quale, la quale, i quali, le quali). Tendenzialmente, si preferisce usare le forme di “quale” nello scritto o in contesti con registri formali. La forma con “cui” invece è molto più comune.

Esempi: 

Il motivo per cui non sono venuto al tuo compleanno è che ero malato. 

Questo è il ragazzo di cui ti ho parlato.

La città da cui proviene Sarah si trova in Venezuela.

La casa nella quale è avvenuto il misfatto si trova in un quartiere malfamato della città.

Alcune particolarità:

  • “Che” viene utilizzato in maniera colloquiale anche per indicare circostanze temporali oppure in locuzioni avverbiali o espressioni idiomatiche.

Esempi:

Il giorno che (in cui) otterrò quel lavoro sarò molto soddisfatto.

Paese che (in cui) vai, usanza che trovi.

Un uso particolare del pronome “che” è con l’articolo determinativo, con il significato di “ciò, la qual cosa”, o preposizioni articolate.  

Esempi: 

Non mi hai detto la verità, il che mi infastidisce.

Si è preoccupato molto, al che l’ho tranquillizzato.

  • “Quale” può, in linea teorica, sostituire anche il soggetto e il complemento oggetto, ma si tratta di forme desuete e di registro molto formale.

Esempio: la ragazza la quale mi hai presentato è davvero intelligente.

  • Il pronome “cui”, quando è preceduto dalla preposizione a, può essere usato senza tale preposizione. 

Esempio: questa è la notizia (a) cui accennavo prima

Inoltre, quando “cui” ha valore di specificazione, viene usato prima del nome a cui il complemento di specificazione fa riferimento ed è preceduto dall’articolo determinativo. 

Esempio: si tratta di un progetto la cui esecuzione (l’esecuzione del quale – l’esecuzione del progetto) richiede molto tempo.

In contesti estremamente informali, spesso si sostituisce il pronome cui preceduto dalla preposizione “in” con dove.

Esempio: questo è l’appartamento in cui andrò ad abitare. / Questo è l’appartamento dove andrò ad abitare.

  • Infine, rientra nella categoria dei pronomi relativi anche chi (che può avere anche altre sfumature di significato). “Chi” si riferisce soltanto a persone e significa “colui il quale” o “colei la quale” o “coloro i quali / le quali”. Può essere usato sia con funzione di soggetto che di complemento. 

Esempi:

Chi rompe paga.

Chi non è d’accordo, lo dica subito.

Ammiro chi riesce a mantenere la calma in situazioni difficili.

Il professore darà un premio a chi scrive il tema migliore.

Pronomi possessivi

Esattamente come gli aggettivi possessivi, anche i pronomi possessivi indicano l’appartenenza o il possessore del sostantivo a cui si riferiscono e sono variabili per genere e numero. In questo caso, tuttavia, il sostantivo non viene specificato, dal momento che il pronome sta al suo posto, lo sostituisce. 

Normalmente, si usa un pronome possessivo quando dal contesto si può evincere facilmente di che cosa o di chi si sta parlando.

I pronomi possessivi in italiano sono i seguenti:

 Singolare  Plurale  
Persona Maschile Femminile Maschile Femminile 
1a sing. (io)miomiamieimie
2a sing. (tu)tuotuatuoitue
3a sing. (lui/lei)suosuasuoisue
1a plur. (noi)nostronostranostrinostre
2a plur. (voi)vostrovostravostrivostre
3a plur. (loro)loroloroloroloro

Nel caso dei pronomi possessivi, l’articolo determinativo è sempre obbligatorio.

Esempi:

Non trovo la mia penna, potresti prestarmi la tua?

I suoi genitori sono anziani. I miei invece sono giovani.

La nostra proposta è migliore della vostra.

In alcuni casi particolari, il pronome possessivo viene usato in forma sostantivata.

Esempi:

Ognuno può dire la sua (=opinione).

Paolo, oltre ad aver studiato molto, è anche bravo di suo (=talento naturale).

Che stiano nel loro! (=si facciano gli affari propri).

Pronomi dimostrativi

Allo stesso modo degli aggettivi dimostrativi, i pronomi dimostrativi indicano la posizione di un elemento nello spazio e nel tempo rispetto a chi parla e chi ascolta ma sostituiscono il nome a cui si riferiscono, invece di accompagnarlo. Spesso vengono utilizzati in maniera anaforica (riprendendo un nome già menzionato) o cataforica (anticipando qualcosa che non è stato ancora specificato). I pronomi dimostrativi di uso comune in italiano sono questo e quello, variabili per genere e numero:

Maschile singolareQuesto Quello
Femminile singolareQuesta Quella 
Maschile pluraleQuesti Quelli
Femminile pluraleQueste Quelle 

Esempio:

Questo non mi piace.

Quella che stai sentendo è la canzone più famosa del momento.

Amo il cioccolato al latte ma quello fondente è ancora più buono.

In una frase che fa riferimento a due nomi, questo indica il secondo nome (cioè più vicino), quello indica il primo nome (più lontano).

Esempio: Ho parlato della mia idea a Giorgio e Mario. Questo si è detto d’accordo con me, quello invece no.

Anche stesso e medesimo (meno comune) hanno le stesse caratteristiche e gli stessi usi degli aggettivi dimostrativi corrispondenti e possono essere usati con valore neutro, con il significato di “la stessa cosa”.

Esempi:

Il presentatore del festival è lo stesso dello scorso anno. 

Per me è lo stesso

Ci sono poi ulteriori dimostrativi che vengono utilizzati solo come pronomi. Si tratta di: ciò, costui, costei, colui, colei, costoro, coloro, questi, quegli.

  • Ciò ha il significato di “questa cosa, quella cosa” e si usa sia come soggetto sia come complemento (diretto o indiretto).

Esempi:

Ciò è interessante.

Di ciò parlerà il nuovo libro del professor Marchetti.

Non ho mai detto ciò.

Nel parlato e nelle situazioni meno formali, spesso si preferisce sostituire “ciò” con “questo” e “quello”.

  • Costui, costei, costoro vengono usati in contesti piuttosto formali, talvolta anche con significato ironico o dispregiativo.

Esempio: non ho idea di chi sia costui.

  • Colui, colei, coloro vengono spesso usati, anch’essi in contesti formali, in combinazione con l’aggettivo relativo “che” (in sostituzione di “chi”).

Esempio: colui che sa essere paziente, verrà ricompensato.

  • Questi e quegli vengono usati non come i plurali di “questo” e “quello”, bensì come pronomi che indicano un soggetto maschile singolare e che è già stato menzionato precedentemente. Sono molto frequenti in contesti di tipo letterario. Il primo è usato più frequentemente del secondo.

Esempio: Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785. Questi fu uno scrittore, un poeta e un drammaturgo.

Pronomi indefiniti

I pronomi indefiniti indicano (e sostituiscono) sostantivi in maniera generica e indeterminata. Come avviene per gli aggettivi indefiniti, è possibile distinguerne varie sotto-categorie:

Forma invariabile 

Questi pronomi hanno solo una forma e sono dunque invariabili per genere e numero: chiunque, niente, nulla, qualcosa, chicchessia (forma desueta).

Esempi:

Pietro attacca discorso con chiunque.

Che cos’hai comprato? – Nulla.

Ha bisogno di qualcosa?

Non racconterò i miei segreti a chicchessia.

Attenzione! Niente e nulla sono sinonimi e si usano nelle espressioni negative; se seguono il verbo sono accompagnati da non, se invece lo precedono non lo richiedono.

Esempi: 

Niente mi farà cambiare idea.

Non ho visto nulla.

Forma variabile per genere

Questi pronomi vengono usati solo al singolare e vengono declinati al maschile e al femminile. Si tratta di: ciascuno, ognuno, nessuno, uno, qualcuno, qualcheduno.

Esempi:

Le torte costano dieci euro ciascuna.

Non è venuto nessuno.

Ognuno di voi è il benvenuto alla festa.

Qualcuno ha parlato?

C’è uno che mi scrive.

Forma variabile per genere e numero

Questi pronomi hanno sia la forma singolare che quella plurale e vengono anche declinati al maschile e al femminile. Si tratta di: altro, molto, tanto, poco, parecchio, tutto, altrettanto.

Esempi:

Non m’interessa quello che dicono gli altri.

Molti di noi sono stanchi.

Hai mangiato le frittelle? – Sì, ne ho mangiate tante!

Avete avuto problemi? – Sì, parecchi.

Ci sono turisti? – Pochi.

Quanti soldi hai speso? – Decisamente troppi!

Sono arrivate tutte.

Ho molti difetti e tu ne hai altrettanti.

Assai frequente è anche l’uso di tale (variabile sono per numero, con plurale tali) come pronome indefinito, per indicare una persona in modo indeterminato.

Esempi: 

Ho conosciuto un tale di Milano.

Che una tale che vorrebbe parlarti.

Infine, è possibile fare un’ulteriore distinzione dei pronomi indefiniti in:

  • Pronomi indefiniti che indicano una singola quantità: molti non sanno mentire.
  • Pronomi indefiniti che indicano una parte di un tutto: alcuni sono già arrivati.
  • Pronomi indefiniti che indicano il tutto, la totalità: tutti sono stati avvertiti.
  • Pronomi indefiniti negativi: non ho sentito niente.

Pronomi interrogativi ed esclamativi

Allo stesso modo degli aggettivi corrispondenti, i pronomi interrogativi ed esclamativi vengono usati per formulare domande, dirette o indirette, ed esclamazioni, sostituendo il nome a cui si riferiscono.

Si tratta di: chi, che, (che) cosa, quale, quanto

  • Chi è invariabile e si usa per le persone, sia come soggetto che come complemento, sempre al singolare e per entrambi i generi. Viene usato per fare domande ed esclamazioni sull’identità del nome (della persona) a cui si riferisce.

Esempi: 

Chi verrà alla tua festa? 

Senti chi parla!

  • Che / (che) cosa sono invariabili e si possono riferire solamente a cose. Vengono usati per fare domande ed esclamazioni sull’identità del nome (della cosa) a cui si riferiscono. Possono avere funzione di soggetto o complemento.

Esempi: 

Che fai? 

Cosa mi tocca sentire! 

Che cosa è successo?

  • Quale è variabile per numero (al plurale: quali) e si può riferire sia a persone che a cose, ma solo con valore interrogativo. Viene utilizzato per fare domande sulla qualità del nome a cui si riferisce.

Esempio: Quale scegli?

  • Quanto è variabile per genere e numero (quanto, quanta, quanti, quante) e anch’esso può riferirsi sia a persone che a cose. Viene utilizzato per fare domande ed esclamazioni sulla quantità del nome a cui si riferisce.

Esempi: 

Quanto hai mangiato? 

Quanto parli!

Pronomi numerali

I pronomi numerali indicano la quantità numerica precisa del nome che sostituiscono. Hanno la stessa forma degli aggettivi numerali corrispondenti, ma, come avviene per tutti i tipi di pronome, il nome rimane sottinteso. Si distinguono tre macro-categorie:

  • Pronomi numerali cardinali: identificano il sostantivo a cui si riferiscono secondo una progressione numerica. Sono invariabili ad eccezione di “uno” che ha anche la forma al femminile “una” e di “mille, milione, miliardo” che hanno anche la forma plurale (“mila, milioni, miliardi”).

Esempi: 

Io ho comprato due capi d’abbigliamento, lui, invece, tre.

Quanti anni hai? – venti

  • Pronomi numerali ordinali: indicano la posizione del nome a cui si riferiscono in una serie ordinata. Sono variabili per genere e numero.

Esempi:

Il primo esercizio era più difficile del secondo.

Il secondo classificato vince la medaglia d’argento, il terzo invece di bronzo.

  • Pronomi numerali frazionari: indicano la riduzione, in una o più parti, di un tutto riferito ad un nome. Vengono usati spesso nelle formule o nelle ricette di cucina e si riferiscono alle unità di misura. 

Esempi:

Di quante carte hai bisogno? – dammene due terzi.

Per questa ricetta serve un cucchiaio di olio e mezzo di succo di limone. 

Rientrano nella categoria dei pronomi numerali anche ambedue ed entrambi (femminile: entrambe), che, oltre ad essere aggettivi, possono assumere valore di pronomi quando usati da soli:

Esempio: Non so quale scegliere. Credo che prenderò entrambi.  

Pronomi qualificativi

I pronomi qualificativi precisano la qualità o caratteristica del nome che sostituiscono. Hanno la stessa forma degli aggettivi qualificativi corrispondenti. Non sono molto frequenti e si riferiscono soprattutto (ma non solo) a colori e grandezze.

Esempi:

Quale vestito vuoi? – il blu.

Ho comprato due borse. La grande è per te e la piccola è per me.

Questa nuova versione è bella ma la vecchia era anche meglio.

È importante non fare confusione tra i pronomi qualificativi e gli aggettivi qualificativi sostantivati. Si notino gli esempi seguenti:

  1. Gli inglesi sconfissero i francesi.à In questo caso “inglesi” e “francesi” sono degli aggettivi sostantivati, in quanto hanno una funzione autonoma e non sostituiscono un nome, bensì lo diventano. 
  2. La ragazza bionda è la fidanzata di Luca; la mora invece è la fidanzata di Giovanni.

à In questo caso, l’aggettivo “mora” è un pronome, dato che sostituisce il nome “ragazza”, che è sottinteso; poiché il suo significato è comprensibile solo nel contesto del discorso, non ha una funzione autonoma.

Uso di “ne”

Per concludere, merita una menzione particolare la particella ne, invariabile, che ha valore di avverbio e pronome e può avere diversi significati ed usi. In particolare, può essere usato come:

  • Pronome personale indiretto: di lui, di lei, di loro, da lui, da lei, da loro.

Esempio: è da tanto tempo che non vedo Chiara e Paola: non ne (=di loro) so niente.

  • Pronome dimostrativo: questo, ciò, ecc. preceduti da una preposizione.

Esempi: 

Non ho mai letto questo romanzo, ma ne (=di questo) ho sentito parlare bene.

Ne (=da ciò) puoi trarre molti insegnamenti, è stata una lezione di vita.

  • Pronome partitivo: indica una parte di un tutto.

Esempio: Quanto latte hai comprato? – Ne (=di latte) ho comprato un litro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto