Gli avverbi

L’avverbio è una parte invariabile del discorso che ha la funzione di modificare, precisare o determinare il significato di altre parti del discorso. Nello specifico, queste possono essere:

  • Un verbo: parla velocemente.
  • Un aggettivo: molto bello.
  • Un altro avverbio: troppo lentamente.

L’avverbio può determinare la qualità di un’azione o le sue circostanze di luogo, di tempo, di modo o anche l’affermazione, la negazione o il dubbio nei confronti dell’azione stessa.

È importante fare attenzione a distinguere correttamente gli avverbi dagli aggettivi: infatti, gli avverbi sono invariabili (cioè non cambiano a seconda del genere e del numero della parola a cui si riferiscono), mentre gli aggettivi sono variabili e concordano con il nome a cui si riferiscono. Questa confusione è abbastanza frequente quando si confrontano tra di loro gli aggettivi indefiniti e gli avverbi di quantità. Si osservino gli esempi seguenti:

  1. Al bar c’era molta gente.
  2. Questo film mi piace molto

Nel primo esempio, “molto” è un aggettivo indefinito che concorda in genere e numero con “gente”, il sostantivo a cui si riferisce. Nel secondo esempio, invece, “molto” è un avverbio di quantità che va a specificare il livello di gradimento espresso attraverso il verbo “piacere”.

Allo stesso modo, bene e buono, pur esprimendo in maniera similare lo stesso concetto, sono rispettivamente un avverbio, che modifica un verbo (per esempio: hai svolto bene il lavoro), e un aggettivo, che modifica un sostantivo (per esempio: hai svolto un buon lavoro).

Alcuni avverbi sono in realtà degli aggettivi che hanno assunto anche una funzione avverbiale (e diventano quindi invariabili). 

Esempi:

Parla più forte, non ti sento!

I miei nonni abitano lontano.

Ho risposto giusto?

Dal punto di vista della sua posizione all’interno della frase, l’avverbio può essere posto sia prima che dopo il verbo, in base al valore che gli si vuole attribuire nel contesto generale. Normalmente, l’avverbio ricorre più frequentemente dopo il verbo. Si colloca prima del verbo per conferire maggiore enfasi ed efficacia espressiva.  

Esempi: 

Ho sempre fame.

Sorprendentemente siamo tutti qui.

Nei casi in cui il verbo è composto, l’avverbio si può collocare tra l’ausiliare ed il participio passato (dando così maggior risalto al valore dell’avverbio), oppure dopo il participio

Esempi: 

Ho subito chiamato il dottore. 

La segretaria ha risposto cordialmente.

Quando invece l’avverbio è riferito ad un aggettivo o ad un altro avverbio, viene posto davanti ad essi. 

Esempi: 

Sono veramente felice per questa notizia. 

Il compito in classe è andato molto bene.

L’avverbio di negazione non precede immediatamente il verbo. Tuttavia, in presenza di pronomi atoni, esso si colloca prima del pronome. 

Esempi: 

Non posso venire alla festa.

Non ci vengo. 

Di seguito verranno analizzate le classi di avverbi, identificate in base alla forma che questi possono avere, per poi procedere ad un dettagliato elenco dei tipi di avverbi in base alla determinazione che esprimono.

Avverbi lessicali, derivati e locuzioni avverbiali

Dal punto di vista della forma, è possibile distinguere gli avverbi in diverse classi:

  • Gli avverbi lessicali si dividono in avverbi semplici e avverbi composti. I primi sono parole primitive, vale a dire, non derivano da altre parole. Sono formati da una sola unità e non possono essere scomposti in unità più piccole. Per esempio: bene, male, molto, poco, forse, qui, là, presto, tardi, subito, ieri, oggi, spesso, sempre

Gli avverbi composti sono anch’essi parole primitive ma formate dall’unione di due o più unità. Ne sono un esempio: dapprima (da-prima), dappertutto (da-per-tutto), laggiù (la-giù), davvero (da-vero), alquanto (al-quanto), ecc.

  • Gli avverbi derivati, come suggerisce la denominazione stessa, sono parole derivate da altre mediante l’apposizione di suffissi. I più comuni sono i suffissi mente e –oni. Per esempio: lentamente, rapidamente, certamente, istintivamente, veramente, carponi, tastoni, cavalcioni, bocconi, ecc.
  • Le locuzioni avverbiali sono espressioni costituite da due o più parole con funzione di avverbi, che si formano tramite la ripetizione della stessa parola (per esempio: piano piano, ben bene, or ora) o tramite l’utilizzo di preposizioni (per esempio: alla romana, a cavallo, all’improvviso, in un lampo, di soppiatto).

Gli avverbi di modo

Gli avverbi di modo (detti anche di maniera o di qualità) determinano la qualità o la modalità con cui avviene l’azione. Derivano dagli aggettivi qualificativi e per questo motivo costituiscono la classe di verbi più numerosa (poiché da quasi ogni aggettivo qualificativo è possibile ricavare l’avverbio corrispondente).

Il gruppo più importante è quello costituito dagli avverbi derivati ottenuti mediante il suffisso -mente, che si aggiunge alla forma femminile dell’aggettivo: raramente, felicemente, magnificamente, elegantemente, diligentemente, ecc.

Attenzione! Gli aggettivi che terminano in -are, -ere, -ale, -ile, -ole, -ore perdono la vocale finale davanti al suffisso. Per esempio: singolareà singolarmente, civileà civilmente, piacevoleà piacevolmente.

Altri avverbi di modo sono: bene, male, meglio, peggio, volentieri, così, ecc.

Infine, tra le locuzioni avverbiali di modo le più frequenti ci sono: così così, in fretta e furia, man mano, di tanto in tanto, niente affatto, a poco a poco, per l’appunto, in mezzo, terra terra, di corsa, ecc.

Esempi:

Ho fatto le valigie in fretta e furia e sono partito.

Abbiamo raggiunto la vetta faticosamente.

Gli avverbi di luogo

Questo tipo di avverbi precisa il luogo in cui avviene l’azione, allo stesso modo degli aggettivi dimostrativi (questo, quello, codesto).

Anche in questo caso, ritroviamo sia avverbi lessicali che locuzioni avverbiali. 

Tra i primi ci sono: qui, qua, lì, là, su, giù, lassù, laggiù, ivi, vicino, lontano, davanti, dietro, altrove, fuori, dentro, presso, oltre, dappertutto, ecc.

Sono locuzioni avverbiali di luogo: per di qui, di qua, di lì, per di là, di su, di giù, di sopra, di sotto, in qua, in là, ecc.

Esempi:

Preferite cenare dentro o fuori?

Fatti più in là, per favore!

Le forme atone ci, vi, ne, con il significato di in questo luogo, in quel luogo, da quel luogo, vengono utilizzate in combinazione ai verbi di movimento e possono essere posposte al verbo solo quando esso è all’imperativo o all’infinito. Per esempio: non ci vado, ci torno spesso, non andateci, uscirne fuori.

Gli avverbi di tempo

Gli avverbi di tempo specificano il momento in cui avviene l’azione.

I principali avverbi di tempo sono: ora, adesso, subito, allora, prima, dapprima, poi, oggi, ieri, domani, dopodomani, spesso, sovente, sempre, mai, presto, tardi, già, ancora, finora, ecc.

Le principali locuzioni avverbiali con valore temporale sono: or ora, all’improvviso, per ora, per tempo, prima o poi, mai più, l’altro ieri, di solito, subito subito, ecc.

Esempi:

È tardi, perderemo il treno!

Prima o poi otterrai quella promozione, ne sono sicura.

L’avverbio mai viene usato in senso negativo quando è accompagnato dall’avverbio “non”, con il significato di “nessuna volta” (per esempio: non mi lancerò mai con il paracadute). In senso interrogativo, invece, viene usato in maniera autonoma e acquisisce un significato dubitativo (per esempio: mi darà mai una seconda possibilità?).

Gli avverbi di quantità

Essi esprimono in maniera vaga una determinata misura

È errore abbastanza frequente confonderli con gli aggettivi o i pronomi indefiniti, in quanto per molti di essi la forma è la stessa ma la funzione cambia. Si tratta di: nulla, niente, poco, alquanto, parecchio, abbastanza, molto, assai, troppo, tanto, appena, più, meno, affatto, solo, almeno, circa, pressappoco, quasi, ecc.

Le locuzioni avverbiali di quantità più ricorrenti sono: di più, di meno, all’incirca, né più né meno, per niente, ecc.

Esempi:

Non sei abbastanza concentrato!

C’erano all’incirca ottanta persone.

Gli avverbi opinativi

Questi avverbi esprimono l’opinione o l’atteggiamento del parlante nei confronti di qualcosa che viene detto. Gli avverbi opinativi si dividono in tre categorie:

  • Gli avverbi di affermazione, per esempio: sì, appunto, sicuro, sicuramente, certo, certamente, già, proprio, giusto, precisamente, naturalmente, indubbiamente.
  • Gli avverbi di negazione, per esempio: no, non, né, neanche, neppure, mica, nemmeno.
  • Gli avverbi di dubbio, per esempio: probabilmente, forse, magari, chissà.

Spesso gli avverbi di affermazione e di negazione vengono usati in senso rafforzativo per accompagnare il “sì” e il “no”.

Esempi:

Possiamo venire con voi? – Sì, certamente!

Non sono mica stupido!

Gli avverbi interrogativi ed esclamativi

Gli avverbi interrogativi introducono una domanda e si dividono in interrogativi di luogo (dove?), di tempo (quando?), di causa (perché?), di modo (come?), di quantità (quanto?). Anche in questo gruppo di avverbi possiamo ritrovare delle locuzioni avverbiali (da dove? – da quanto? – come mai?).

Gli stessi avverbi hanno la funzione di esclamativi quando vengono usati in frasi esclamative anziché interrogative (per esempio: come sei bella!).

Esempi:

Quando è successo?

Quanto costano le arance?

Dove sono finito!

Come sono contenta!

Gli avverbi presentativi

Nell’italiano contemporaneo, l’unico avverbio presentativo è ecco, che viene usato per presentare, indicare, mostrare o annunciare qualcosa di inatteso o improvviso.

Usi di “ecco”:

  • Di solito, “ecco” si trova a inizio frase e molto spesso si unisce con i pronomi personali atoni mi, ti, lo, la, ci, vi, li, le, ne.

Esempio: eccoci, finalmente siamo arrivati.

  • A volte viene usato in senso temporale, insieme a “quando”, per indicare il momento decisivo di un evento.

Esempio: stavamo cenando tranquilli, quand’ecco arrivare Giulio a comunicarci la notizia.

  • Frequente è anche l’utilizzo di “ecco” in senso sarcastico o ironico, o con un tono di rimprovero, per indicare il risultato o la conseguenza di un’azione precedente. 

Esempio: ecco cosa succede a darti retta!

  • Si usa anche per annunciare la propria presenza o rispondere a una chiamata.

Esempio: eccomi, sono qua, mi cercavi?

  • Viene usato con un significato riassuntivo per indicare la conclusione di un discorso.

Esempio: ecco, alla fine è andato tutto bene.

  • Molto frequente è il suo uso come elemento riempitivo nella frase, soprattutto nel parlato.

Esempio: non voglio insistere, però, ecco, credo che sia meglio fare come dice lui.

I gradi dell’avverbio e l’alterazione

Allo stesso modo degli aggettivi qualificativi, anche la maggior parte degli avverbi (di modo, di luogo e di tempo) ha il grado comparativo e il grado superlativo.

Il comparativo di maggioranza si forma mettendo “più” prima dell’avverbio (per esempio:

dolcementeà più dolcemente).

Il comparativo di minoranza si forma mettendo “meno” prima dell’avverbio (per esempio: lentamenteà meno lentamente).

Il comparativo di uguaglianza si forma mettendo “tanto” o “così” prima dell’avverbio (ma non sono obbligatori) e “come” o “quanto” dopo l’avverbio (per esempio: così facilmente come – tanto facilmente quanto).

Il superlativo relativo si forma mettendo “il più” prima dell’avverbio e “possibile” dopo l’avverbio (per esempio: il più chiaramente possibile).

Il superlativo assoluto si forma aggiungendo il suffisso “-issimo” o “–issimamente” al grado positivo dell’avverbio (per esempio: velocemente – velocissimo/ velocissimamente), oppure anteponendo all’avverbio elementi come “stra”, “super”, “iper”, “molto” (per esempio: molto velocemente).

Per alcuni avverbi esistono, come accade anche per alcuni aggettivi qualificativi, delle forme particolari di comparativo e superlativo:

Avverbio positivoComparativo di maggioranzaSuperlativo assoluto
BeneMeglioOttimamente (benissimo)
Male Peggio Pessimamente (malissimo)
PocoMenoPochissimo
Molto Più Moltissimo
GrandementeMaggiormenteMassimamente 

È possibile inoltre individuare alcune forme alterate. Ne sono un esempio: benino, benone, maluccio, malino, malaccio, pochino, pochetto, pochettino, prestino, ecc.

Esempi:

Ti ho comunicato la notizia il più tempestivamente possibile. 

Siamo partiti prestissimo.

Oggi sto meglio di ieri.

Purtroppo la torta è uscita maluccio.

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